Intervista di Antonio Chiappetta, amministratore del gruppo Steiner e Scaligero: Antroposofia in Italia, al nostro Luca Negri in occasione dell’uscita del libro Tempo da lupi, pubblicato da Edizioni Artemis
AC: Caro Luca, l’ultima tua fatica letteraria ha un argomento impegnativo: una lotta tra un lupo bianco e un lupo nero, in sostanza la riproposizione della lotta tra bene e male?
LN: Quello dei due lupi è soprattutto un artificio simbolico e narrativo, suggerito dai nomi di battesimo di Hitler e Steiner, derivati entrambi dalla parola tedesca “wolf” (lupo). Il lupo nero, come il Fenrir della mitologia nordica, ha una valenza negativa, mentre quello bianco, che era sacro ad Apollo, rimanda ai misteri solari. Dunque possono rappresentare due tendenze opposte della natura umana. Come studioso di Storia e di esoterismo ammetto che le distinzioni non sono quasi mai così nette, spesso bianco e nero sono mischiati. Però nel caso di Hitler e Steiner, praticamente contemporanei ed entrambi figli della Mitteleuropa, la differenza è netta al punto da poter leggere il nazismo anche come un doppio negativo dell’Antroposofia. Emblematicamente in Hitler si concentrano tendenze antievolutive, mentre di Steiner non si può negare che abbia sempre fatto del bene. Vero è che esiste una corrente di pensiero che vede nel Führer una sorta di martire, sacrificatosi per l’umanità – il cosiddetto hitlerismo esoterico di autori come Savitri Devi e Miguel Serrano – ma nel mio saggio confuto anche quell’enorme equivoco.

AC: A me sembra che Steiner possa essere considerato come ultimo esponente di una visione culturale del mondo – quella dell’idealismo tedesco- che avrebbe dovuto avere un esito tale da consentire l’affermazione della Dreigliederung, mentre per il “tradimento” del popolo tedesco (che si consegna a Hitler e alla sua luciferica fascinazione del “sangue e suolo”) si afferma la spietata visione economicistico-arimanica americana. Parli anche di questo nel tuo libro?
LN: Hitler in realtà era un pessimo tedesco… era molto più affascinato dal mondo anglosassone e statunitense di quanto si immagini comunemente. Il trattamento che avrebbe riservato agli slavi, nel caso l’invasione della Russia si fosse risolta con successo, era ispirato a quello degli statunitensi ai danni dei nativi americani, decimati e chiusi nelle riserve. E non è un mistero che l’eugenetica moderna nasce storicamente nel Regno Unito. Nel nazismo si incontrarono i peggiori impulsi orientali e luciferici (come appunto la fascinazione del sangue come veicolo razziale, la sottomissione dell’individuo alla stirpe e alla collettività, il richiamo a culti ormai tramontati) con quelli arimanici estremo-occidentali (il metodo industriale applicato allo sterminio, il materialismo implicito nel razzismo biologico, l’avanzata tecnologia bellica). Dunque si realizzò il contrario del sano incontro fra Oriente ed Occidente auspicato prima dalla Società Teosofica e poi da quella Antroposofica. Abbiamo sufficienti elementi per affermare che il nazionalsocialismo impedì la realizzazione di una società triarticolata, oppure che la mancata accoglienza da parte del popolo tedesco della triarticolazione aprì la strada alla dittatura, anche grazie alla minaccia sovietica ad est e ai finanziamenti dei banchieri di Wall Street (come documentato ormai da molti testi, ad esempio alcuni di Geminello Alvi).

AC: Cosa rimane di quella lotta fra giganti, di quella lotta fra opposte visioni del mondo?
LN: Quella lotta è in effetti ancora in atto, sebbene gli attori siano meno… giganti, meno appariscenti e rumorosi. Abbiamo ancora in tutto il mondo connubi luficerico-arimanici in azione, come è presente il tentativo di equidistanza e di sintesi cristica. È una lotta che si può decodificare nella politica attuale e soprattutto anche nell’interiorità di ognuno di noi e nel suo rapporto con il prossimo. Il mio saggio si chiude proprio con questa riflessione, cercando di essere non solo un testo storico ma anche, a suo modo, operativo.
AC: Può esservi una speranza? c’è qualcosa di vivente che è sopravvissuto e lotta ancora per affermarsi?
LC: Ad di là di tutte le critiche che si possono rivolgere alla Società Antroposofica ufficiale, mi sembra che il più esteso movimento antroposofico goda di buona salute, sia vivo e vegeto. Soprattutto se pensiamo alle applicazioni “pratiche” della pedagogia (le scuole Waldorf), della coltivazione biodinamica, della medicina…
Il nazismo è invece stato definitivamente sconfitto, è un fantasma, una mummia. Non esiste a mio parere il rischio di un suo ritorno nelle stesse vesti, come paventato da alcuni. Ma le tendenze che nel nazismo si sono manifestate non sono sopite, sono anch’esse vive ed operanti. Ogni uomo, anche senza essere un dittatore e senza spedire ebrei nei campi di sterminio, può dare segni di razzismo (ormai più culturale che biologico), di affermazione violenta ed egoista. Ognuno di noi può invadere una Polonia, negando la volontà del prossimo o interferendo con la sua libera espressione. E piccole guerre si combattono quotidianamente per le strade, nelle file per la spesa, nei posti di lavoro, nelle famiglie, fra individui. Dunque esiste ancora e sempre la speranza di un mondo più armonico, ma perdura anche il rischio di scivolare nel peggio senza esserne pronti e coscienti.