Della salvazione dell’anima

Bernard Lievegoed considerò questo libro il suo testamento spirituale e non perché fu l’ultimo che riuscì a scrivere, seppure sotto dettatura e con il prezioso aiuto dell’amico Jelle van der Meulen, bensì perché in esso espone cose che hanno occupato il suo lavoro interiore per oltre sessant’anni, fino dagli anni Trenta del secolo scorso, quando entrò in contatto con l’antroposofia.

Suddiviso in otto giornate, un capitolo per ciascuna giornata, il libro inizia con l’esposizione delle incarnazioni a noi note di tre grandi guide dell’umanità: Rudolf Steiner, Christian Rosenkreutz e Manu, per poi tornare su di una domanda che Rudolf Steiner pose con decisione ad alcuni giovani, ossia: a quale corrente spirituale si appartiene. Prima di poter rispondere, però, è necessario avere chiaro che cosa sia una corrente spirituale, per cui Lievegoed impiega parte delle sue ormai poche forze per spiegarlo in dettaglio.

Infine si lascia andare a una profezia che, se in quegli anni poteva sembrare inverosimile, oggi, a trent’anni dalla prima uscita di questo libro, sembra invece azzeccata e in corso di attuazione. Nonostante in questa personale visione del futuro appaiano «strategie, lotte spirituali, campi di battaglia, potenze dell’ostacolo», nondimeno il libro è infuso di una grande fiducia nell’Uomo e nelle sue capacità di superare la propria condizione, per quanto sotto costrizione o sofferente. Lo dimostrano i fatti degli ultimi anni. Come ha sempre detto anche Rudolf Steiner, è sufficiente che un piccolo gruppo di uomini operi in direzione di quella meta che Lievegoed chiama giustamente la “salvazione dell’anima”.

Possiamo tentare di riassumere il messaggio principale di questo libro: non considerare le tue gioie e i tuoi dolori soltanto come fatto personale, ma cerca di vederli come espressione di qualcosa di universalmente umano. Nel punto d’incontro tra l’elemento personale e quello universalmente umano può realizzarsi ciò a cui molti anelano nel corso della propria vita, anche se inconsapevolmente: la metamorfosi degli impulsi personali in impulsi universalmente umani. Da qui parte la “salvazione dell’anima” umana.